Sei stata un incontro inaspettato, una visita fugace, ma perfetta per scoprirti tutta.
Se qualcuno mi chiedesse di descriverti, allora inizierei parlandogli di quanto sei fredda. Non parlo solo della temperatura, che per gente come me è veramente insostenibile, ma anche dei tuoi abitanti, che hanno raggiunto i gradi sotto zero con i loro atteggiamenti (austriaci che state leggendo, non prendetevela sul personale, grazie!). A parte questo particolare e tutte le dolorose collisioni con i passanti (ho ancora la spalla dolorante), sei riuscita a mostrare il tuo lato affascinante, con i tuoi squarci incantevoli nella stagione perfetta.
Ci siamo riposati sul tuo letto di foglie autunnali, per poi ammirare i tuoi immensi giardini, custodi di un passato di ricchezza e raffinatezza. Dalla lente della fotocamera ti abbiamo sorpresa nei tuoi edifici dall’architettura lineare ed elegante, nel tuo Duomo imponente che riesce a raggiungere il paradiso con una scaletta dorata, nelle tue cupole acqua marina e nei chiari che ti contraddistinguono.
Tra una tappa e un’altra abbiamo anche conosciuto la tua dolcezza: il tempo speso in fila per assaggiare i tuoi cibi tipici è stato sicuramente rimborsato (strano che non esista già una religione che veneri la tua Sacher e i tuoi Zimtschnecke). Immersi nella fiaba dei tuoi castelli, siamo poi tornati alla realtà, accecati dalla forte luce delle tue giostre, che ci hanno fatto scambiare due chiacchiere con la nostra infanzia. La scoperta della tua arte e della tua storia al mattino si è alternata alla sera con incontri imprevisti di polizia, risate interminabili per avvenimenti insoliti e passeggiate solitarie, mentre i tuoi figli erano stranamente già a nanna.
In fin dei conti, mi hai lasciato in eredità un grande patrimonio, oltre alle gambe tremolanti per i 20 km quotidiani (Giuseppe, non provare a fiatare): nuove immagini impresse nei miei ricordi, momenti di vacanza spensierata durante una quotidianità che continua a correre, una vita nuova, seppur breve, insieme a due coinquilini totalmente opposti (uno instancabile, l’altro sempre alla ricerca di una panchina: indovinate a chi mi riferisco).
E ancora, numerose volte in cui ho rischiato di essere travolta dalle biciclette che circolano per tutta la città, infiniti insulti in tedesco per la mia sbadataggine nel non rispettare mai la regola di stare a destra sulle scale mobili e cartelli divertenti che hanno tutta una loro storia.
Ma soprattutto, mi hai lasciato tanta altra voglia di viaggiare, che non penso riuscirà mai a placarsi.
Insomma, aspetto di tornare a trovarti e magari di attraversare le strisce pedonali come raffigurato dolcemente nei tuoi semafori: che sia con le farfalle rosse nello stomaco o stringendo mano nella mano un cuore verde, non ha importanza.