Cercami

Puoi cercarmi in un chicco di riso lasciato sul fondo di un piatto grigiastro.

Puoi cercarmi in un vinile prezioso rimasto immobile su un giradischi ormai spento e immemore da tempo del contatto con la puntina di metallo.

Puoi cercarmi in una camicia stropicciata, appesa per il colletto ad uno stendino sbilenco.

Puoi cercarmi nel residuo di dentifricio pietrificato su un lavandino non più immacolato o sulle gocce d’acqua che hanno lasciato le loro orme su di uno specchio prima scintillante.

Lo vedi quel libro che si sta nascondendo tra i cuscini del divano? È il mio. Se non lo trovi vuol dire che l’ho portato via con me, oppure è finalmente sprofondato nel buio soffocante della gommapiuma.

E non ti allarmare se il letto è rifatto: sicuramente ritornerò a casa e le righe colorate delle lenzuola potranno rivivere il brio di essere scomposte.

Come le bottiglie d’acqua e la loro plastica mostruosa: lo so che la mia assenza le ha rese prive di bozzi e perfettamente intatte come al momento dell’acquisto, ma presto ricominceranno ad emettere quei suoni improvvisi e decisi che di notte fanno raggelare il sangue.

E quando ti manca il calore di un abbraccio, cercami nell’eco di un pianto singhiozzante che di notte fa a gara col bubolare del gufo o nel ricordo di un sorriso raro e sincero, che desideri tanto e hai visto poco.

Un giorno camminando per strada noterai per terra l’argento ossidato di un orecchino a cerchio: penserai al mio vizio incurabile di perdere ogni piccolo oggetto prezioso e al numero di volte in cui un POS ha registrato il pagamento della tua carta di credito in gioielleria. Probabilmente quei poveri orecchini smarriti si saranno riuniti per dar vita ad un moto di protesta indirizzato contro di me. Alla fine come dar loro torto? Immagino la loro sofferenza nell’essere costretti ad abbandonare tutto ad un tratto un gemello che mai più rincontreranno, passando intere giornate in balia della pioggia autunnale o sepolte nel comodino di legno di un cleptomane sregolato.

Eppure mi rincuorano gli asciugamani posizionati in modo corretto sull’asse del bagno, a cui senz’altro non manca il bungee jumping di una volta, e quella cesta nera giù in stireria che fortunatamente ha smesso di straripare.

Sicuramente si è creata una folla di borse nel tuo armadio, dato che ormai quegli accessori non fanno più festa sul mio divanetto. Di certo prima prendevano aria, ma forse per troppo tempo…

Cercami ancora in un mazzo di chiavi che ha come unica dimora un posacenere scolorito, o in un documento d’identità che perennemente rifugge un portafoglio firmato. Il do di un pianoforte e un plettro dei Fab rievocheranno la mia presenza: suona il primo e trova il secondo se desideri ricordarmi. Ma forse non riesci più a distinguere i tasti, ormai sepolti sotto lo strato fitto della polvere, che è senza dubbio triplicato dall’ultima volta che li ho sfiorati.

Ogni giorno al suono della sveglia ti dirigerai in cucina, con lo stomaco gorgogliante e i capelli arruffati, e le tue pupille leggermente aperte noteranno l’assenza delle mie medicine sul piano della mensola: spero che in quel momento non si trovino nella tasca anteriore del mio zaino, ma siano appoggiate in modo statuario sullo scaffale di una farmacia qualunque. E non ti preoccupare se la tua tuta grigia si è smaterializzata: pur di indossare un indumento così comodo, andrei in giro anche con i pantaloni abbassati, dal momento che l’elastico di cinta ha subìto fino ad oggi almeno tre interventi chirurgici.

Sarò in dei piccoli particolari insignificanti, in cui tu potrai rivedere nitidamente la mia immagine. Mi rivivrai e subito dopo il ricordo svanirà, lasciando una scia di dolci memorie ed affanni lontani.

Eppure non mi troverai.

Intanto io continuerò a vagabondare nel deserto. Sono anni che, girando e rigirando, mi arrovello per scovare un tesoro perduto, mai profanato da alcuna mano estranea.

Sono arrivata nel posto designato, ma la croce che segna la sua posizione sulla cartina non è ancora parte del mio campo visivo.

Mi cerco e continuo a non trovarmi.

Ma tu cercami, che magari fai prima di me.

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