Cara Bologna

Cara Bologna,

6 ore di gambe atrofizzate, melodie di Rimmel nelle orecchie e intorno a me telefonate bizzarre che non hanno ancora conosciuto l’amica privacy, che finalmente sono da te.
Ti trovo diversa, quasi rinnovata: è chiaro che il trasloco dalla casa adolescenziale mi ha modificato la vista, oltre che i suoi obiettivi. In ogni caso sarà meglio che mi prenoti una visita dall’oculista per accertarmene…

Comunque ti ho riscoperta vivida e vivace, plurale nel tuo apparente monocolore, gioiosa già solo nella parlata dei cittadini più anziani. Il tuo spirito di iniziativa ribolle silenziosamente nelle prime ore del pomeriggio e alla notte rompe le fila, dando inizio agli spari dell’ideologia. Mi piaci in tutte e due le vesti dai colori caldi, che si intonano perfettamente alla tua anima.

Sei così solare che anche la città si riempie di giallo, con le sue magliette, le sue macchine, le sue moto ed i pugni scherzosi sulle braccia al solo vederli. Ripensandoti, mi tornano in mente gli occhi vispi della gente, capaci anche sotto le mascherine di contaminare i cuori con la loro energica passione.

Le gocce di birra che si abbracciano nel bicchiere quando brindiamo per augurarci la spensieratezza, lasciando a nanna i pensieri scomodi e godendoci l’atarassia del momento.

Una crostata di albicocche cartonata che si incastra in gola e si solidifica in diga, per poi essere distrutta dal passaggio del vino rosso.

Lo sguardo solo da lontano dell’alto delle tue torri, minaccia di una laurea mancata.

Le chiamate alle due di notte a segretari sfruttati, per lamentarsi degli orari insensati di una pinacoteca che solo i mattinieri hanno la fortuna di visitare.

Le tue memorie scolpite sui muri, tele di dialoghi sempiterni e battute poco felici.

Le urla e gli applausi dell’amore nazionale, davanti ad uno schermo offuscato dal fumo dei drum, che a dir la verità paiono più delle bustine.

Alla fine mi tuffo dentro un cappuccino, che mi sveglia dalle quattro ore di sonno e sogni sbiaditi. Non riesco a trattenere una piccola risata davanti alla faccina di cacao che il barista vi ha disegnato sopra.

Se mi guardi, non noterai nessuna differenza tra me e lei.

Photo Credit: Grazia Covotta

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